domenica 22 maggio 2011

ANATOMIA E FISIOLOGIA DEI RETTILI SQUAMATI

INTRODUZIONE

Gli Squamata sono un ordine di rettili che comprende sauri e serpenti (ofidi). I rettili squamati si trovano in tutto il mondo eccetto Artico, Antartico e altre zone del pianeta molto fredde.
Gli Ofidi sono caratterizzati da un corpo allungato, privo di arti, molto flessibile. La testa, che non è separata dal resto del corpo da un collo distinto, è priva dell'orecchio esterno (sebbene sia presente l'orecchio interno ). Gli occhi sono coperti da una struttura trasparente (occhiale) anziché da palpebre mobili. Meno del 15% delle specie sono velenose, e forse meno di 200 sono da considerare pericolose per l'uomo.
I fossili di serpenti appaiono per la prima volta nel periodo Cretaceo inferiore, circa 130 milioni di anni fa, un periodo relativamente recente, e non sono sostanzialmente cambiati negli ultimi 12 milioni di anni.
Nei climi favorevoli i serpenti occupano tutti i possibili ambienti (terrestre, arboricolo, sotterraneo, acque dolci, salmastre e marine). Esistono numerose specie estremamente adattabili che occupano un ampio spettro di differenti habitat, e specie altamente specializzate.
I serpenti in cattività vivono generalmente 10-20 anni, mentre alcuni delle specie più grandi possono arrivare a 30. Probabilmente la vita media dei serpenti allo stato libero è meno della metà di quelli in cattività.
Le dimensioni variano dai 10 cm di Leptotyphlops carlae agli 8 m dell’anaconda gialla, Eunectes murinus.




I primi  fossili di sauri risalgono al Triassico, 180 milioni di anni fa. I sauri attuali sono molto simili a quelli fossili.
I sauri raggiungono raramente i 10 anni di età, sebbene alcuni possano vivere molto più a lungo. Alcune specie in natura hanno una vita media di soli 10 mesi.

l più piccolo sauro è lo Sphaerodactylus ariasae, un geco che misura al massimo 18 mm (coda esclusa) e il più grande è il varano di Komodo, Varanus komodoensis, che arriva a 3 m.


CLASSIFICAZIONE

Sauri (Lacertilia o Sauria) e Serpenti (Serpentes o Ophidia) sono sottordini appartenenti all’ordine Squamata ("rettili con le scaglie"), a sua volta appartenente alla classe dei Rettili (Reptilia). Nelle classificazioni più recenti il termine Sauria è utilizzato per raggruppare rettili e uccelli e gli Squamata sono suddivisi in modo diverso: 

·         Sottordine Iguania – (agamdi, camaleonti, iguanidi)
·         Sottordine Scleroglossa
o        Infraordine Anguimorpha – (varani, elodermi)
o        Infraordine Amphisbaenia – (anfisbene)
o        Infraordine Gekkota – (gechi)
o        Infraordine Scincomorpha – (scinchi, tegu, lucertole)
o        Infraordine Serpentes – (serpenti)


STRUTTURA GENERALE

La struttura generale dei serpenti è caratterizzata dalla mancanza degli arti e da un corpo estremamente allungato; gli organi interni si sono adattati a questa conformazione assumendo a loro volta una struttura molto allungata. Il collo può essere più o meno distinto e la coda di lunghezza variabile. L'orecchio esterno è assente. Le palpebre sono trasparenti e fuse insieme a formare l'occhiale. Gli ofidi non possiedono il diaframma pertanto in questi rettili non si parla di cavità toracica e addominale, ma di un’unica cavità celomatica.


 


CUTE

La cute degli squamati è organizzata in scaglie, piastre o placche in relazione alla regione corporea. E’ molto cheratinizzata e quasi completamente priva di ghiandole; in alcuni sauri sono presenti strutture ghiandolari: i pori femorali e i pori precloacali, più sviluppati nei maschi, con funzione di produzione di feromoni.
La cute, come nei mammiferi, si divide in epidermide, più esterna, e derma, interno. L’epidermide comprende tre strati; alla base si trova lo strato germinativo, la cui replicazione porta alla formazione degli strati sovrastanti. Lo strato intermedio è ricco di lipidi, che rappresentano una barriera contro la disidratazione; lo strato più esterno è lo strato corneo, cheratinizzato.
La cute dei rettili non fornisce isolamento termico. La sua permeabilità è molto variabile secondo la specie: meno impermeabile nelle specie deserticole, più permeabile in quelle acquatiche. La permeabilità cutanea aumenta in caso di contatto prolungato con l’acqua.Le scaglie nei serpenti sono generalmente più piccole sulla parte dorsale, dove vengono definite placche, e laterale, dove sono dette squame. Ventralmente le scaglie sono più larghe e spesse e sono dette piastre; hanno la funzione di aiutare la locomozione.
La colorazione può avere inoltre scopo difensivo, come i colori sgargianti di alcuni serpenti velenosi che avvertono i potenziali predatori della loro pericolosità, o quella di serpenti innocui che mimano l'aspetto delle specie velenose.
Nei serpenti e nei sauri si verifica periodicamente la caratteristica muta (ecdisi) mediante la quale lo strato esterno della pelle viene completamente perduto e rimpiazzato da un nuovo strato di pelle. La muta nei serpenti si compie con il distacco della vecchia pelle in un pezzo unico, detto exuvia. Anche l’occhiale è coinvolto nel processo della muta.
La muta inizia con la replicazione delle cellule dello strato germinativo che formano un nuovo strato epidermico completo e cheratinizzato al di sotto dello strato più vecchio. In seguito tra la nuova e la vecchia pelle diffonde del liquido linfatico contenente degli enzimi che determinano la formazione di una zona di separazione, per permettere il distacco dello strato esterno.
Nel periodo in cui il fluido si accumula (8-10 giorni di durata mediamente) il serpente assume una colorazione opaca e l’occhiale appare bluastro. Circa tre-quattro giorni prima della muta l’occhiale ridiventa trasparente e la pelle lucida, in quanto diminuisce l’accumulo di liquido tra i due strati epidermici. I serpenti normalmente rifiutano il cibo finché la muta non è completa.
Nei serpenti la separazione della vecchia pelle avviene a partire dall'estremità rostrale, che viene sfregata contro qualche oggetto duro.
Il sottocute è scarsissimo e così pure il grasso sottocutaneo; i rettili accumulano tessuto grasso principalmente all’interno della cavità corporea.

ORGANI DI SENSO

OCCHI

Gli occhi degli ofidi sono relativamente piccoli; il globo oculare è sferico ed ha scarsa capacità di movimento. Le lacrime, secrete dalla ghiandola di Harder, si raccolgono nel cosiddetto spazio “episclerale subocchiale”, tra l’occhiale e la cornea sottostante; le lacrime vengono drenate tramite il dotto nasolacrimale che sbocca sul palato tra i denti palatini.  
In tutti gli ofidi le palpebre sono fuse sopra la cornea a formare un occhiale trasparente. L'occhiale, al contrario della cornea, è irrorato da contiene numerosi piccoli vasi, molto piccoli.
L'iride possiede una muscolatura striata ben sviluppata, come negli uccelli, per cui i comuni midriatici (parasimpaticolitici) non hanno effetto. Manca nei rettili la risposta pupillare consensuale.
I rettili sono in grado di vedere nello spettro UVA (320-400 nm); la presenza di una luce UVA in cattività (oltre a quella UVB) è importante per il benessere dei rettili diurni soprattutto per stimolare l’alimentazione e la riproduzione.


ORECCHIO

L’orecchio esterno è molto ridotto in quasi tutte le specie di sauri, ed in genere è presente solo la membrana timpanica, o al massimo un breve condotto uditivo. La membrana timpanica è assente negli ofidi. In questo caso la staffa si collega all'osso quadrato (un piccolo segmento osseo che connette la mandibola al cranio), che probabilmente ha la funzione di trasmettere le vibrazioni del suolo.
L'orecchio ha una funzione sia uditiva sia vestibolare (cioè del senso dell’equilibrio), come nei mammiferi.




ORGANO DI JACOBSON

L’organo di Jacobson, detto anche organo vomeronasale, è un organo chemiorecettore (deputato a recepire segnali chimici, in particolare feromoni)  posto sulla volta della cavità orale a cui è collegato tramite due piccoli dotti appaiati.
Mentre esplorano i dintorni, i serpenti slinguettano rapidamente per “assaggiare” l’ambiente. Questo permette alla lingua di raccogliere le molecole di sostanze odorose e di depositarle sui dotti dell'organo di Jacobson. Da qui gli stimoli giungono direttamente ai bulbi olfattori del cervello. La lingua funge quindi soprattutto da organo dell’olfatto.


 




I serpenti hanno la capacità di aprire la bocca a 160° e di ingoiare prede più larghe di loro grazie a diversi meccanismi. Le due emimandibole non sono fuse, ma connesse da un legamento elastico; possono quindi muoversi indipendentemente l’una dall'altra, il che aiuta l'ingestione della preda. Inoltre le mandibole si connettono al cranio con una doppia articolazione, per la presenza dell'osso quadrato.
I serpenti hanno denti pleurodonti che vengono rimpiazzati regolarmente. Molti serpenti presentano superiormente due file di denti, una attaccata alle ossa mascellari e una alle ossa palatine.
La maggior parte dei serpenti non velenosi ha una dentizione semplice, costituita da denti ricurvi, come la maggior parte dei Boidae e dei Colubridae. Questi denti, non canalicolati né solcati, vengono detti aglifi.
Nei serpenti velenosi della famiglia dei Colubridi si trovano denti veleniferi collocati posteriormente (ad es. nel genere Boiga). Tali denti vengono detti opistoglifi. Sebbene la maggior parte delle specie di serpenti dalle zanne posteriori siano poco velenosi, fa eccezione il Boomslang (Dispholidus spp.), serpente africano molto agile, che produce un veleno molto potente.
I denti veleniferi anteriori possono essere fissi, come nei cobra e nei mamba (famiglia Elapidae), e sono detti proteroglifi; presentano una scanalatura che serve a veicolare il veleno.
I denti solenoglifi sono denti veleniferi a perno e canalicolati. Si presentano ripiegati all'indietro lungo il palato quando la bocca è chiusa. Quando la bocca viene aperta per mordere si raddrizzano; presentano un canale interno attraverso cui viene iniettato il veleno. Dietro ai denti principali sono presenti altri denti di rimpiazzo, che li sostituiscono se vengono persi. Si trovano in vipere, aspidi e serpenti a sonagli (famiglia Crotalidae).





APPARATO RIPRODUTTIVO

Gli squamata presentano tutti sessi distinti (non vi sono specie ermafrodite) e fecondazione interna. I testicoli sono pari e posti anteriormente ai reni. Sauri e serpenti possiedono due organi per l’accoppiamento, detti emipeni. Sono situati alla base della coda, subito dietro all'apertura cloacale. Durante l’accoppiamento viene utilizzato un solo emipene per volta, che viene estroflesso per essere introdotto nella cloaca della femmina e veicolare lo sperma. E’ possibile inserire nell’emipene a riposo, invaginato, una sonda per stabilire il sesso dell'animale; nel maschio la sonda può essere introdotta per una profondità pari ad almeno 6 scaglie sub caudali, nella femmina per due o tre. Gli emipeni hanno un’esclusiva funzione riproduttiva e non contengono l'uretra.
La femmina possiede ovaie e ovidotti pari. L’ovidotto è diviso in 4 regioni: infundibolo, magnum (che produce l'albume), utero (che secerne le membrane) e vagina.
La maggior parte delle specie di squamati sono ovipare, ma alcune (tutti i boa, le vipere, alcuni scinchi e camaleonti, alcuni serpenti del genere Thamnophis e la lucertola europea) sono vivipare, vale a dire che i feti si sviluppano all’interno del corpo della madre.


SCHELETRO

Negli ofidi lo scheletro si limita a cranio, vertebre e coste; non si osserva una regione cervicale distinta; le prime due vertebre e le vertebre caudali non possiedono coste. La colonna vertebrale è molto flessibile e conta fino a 400 vertebre. Non è presente lo sterno né le cartilagini costali. Ogni costa termina a contatto con le scaglie ventrali, per permettere la locomozione.
I serpenti non presentano cinto scapolare (articolazione della spalla) e cinto pelvico (ossa del bacino), tuttavia in alcuni boidi è presente un cinto pelvico vestigiale, visibile esternamente sotto forma di una coppia di piccoli speroni, più sviluppati nei maschi e posti ai lati della cloaca. Gli speroni sono mobili e vengono utilizzati nel corteggiamento.





TERMOREGOLAZIONE

I rettili sono popolarmente definiti “a sangue freddo”, per la loro incapacità di mantenere una temperatura corporea definita grazie ai processi metabolici, come fanno uccelli e mammiferi. In realtà si tratta di un concetto inesatto, in quanto sebbene incapaci di generare calore corporeo (fenomeno detto termogenesi), i rettili sono comunque in grado di mantenere una definita temperatura corporea, che può anche essere di diversi gradi superiore a quella ambientale. Anziché sfruttare la termogenesi, infatti, i rettili sfruttano il calore ambientale, e regolano la loro temperatura interna mediante strategie comportamentali, in pratica esponendosi a fonti di calore esterne (direttamente od indirettamente, all’energia prodotta dal sole). I rettili sono quindi definiti ectotermi. La regolazione della temperatura corporea avviene principalmente con l’esposizione diretta al sole (eliotermia, tipica delle specie diurne) o per conduzione da superfici calde, come rocce riscaldate dal sole (tigmotermia, tipica delle specie notturne).
Questo concetto è di basilare importanza nel mantenimento dei rettili in cattività, in quanto la struttura del terrario deve permettere all’animale di poter regolare la propria temperatura corporea in modo ottimale.
L’ectotermia permette un notevole risparmio energetico rispetto all’endotermia di uccelli e mammiferi che, infatti, hanno un tasso metabolico molto più alto dei rettili; l’ectotermia infatti non richiede di consumare energia per produrre calore corporeo. A parità di taglia, un rettile ha dunque richieste alimentari decisamente inferiori rispetto a quelle di un animale endotermico e può nutrirsi con una frequenza inferiore.
Un limite dell’ectotermia è però rappresentato dalle condizioni ambientali, che devono essere favorevoli al mantenimento di una temperatura corporea adeguata. Per questo i rettili non possono sopravvivere nei climi freddi.

domenica 10 aprile 2011

ANACONDA, REGINA DEI SERPENTI



L'anaconda verde (Eunectes murinus) è un grande serpente, appartenente alla famiglia dei boidi ed è il più lungo delle quattro specie esistenti di anaconda. Gli esemplari adulti possono raggiungere i 9 m di lunghezza e superare i 200 kg di peso, dimensioni che, nel complesso, fanno dell'anaconda il serpente più grande del mondo. Va sottolineato che raramente superano i 6 metri e che dimensioni maggiori risultano essere assolutamente rare. Più volte vengono citati esemplari di dimensioni maggiori senza che ve ne sia una prova effettiva.
Il colore prevalente sul dorso e sui fianchi è un insieme di tonalità di verde scuro con l'alternanza di macchie nere ovali, la parte bassa dei fianchi è invece maculata di giallo bordato nero che via via sfuma verso il ventre completamente giallo-ocra. La testa è grande ma stretta e non si distingue nettamente dalla zona spessa del collo. Gli occhi e le narici sono disposti sulla parte superiore della testa, questa caratteristica consente al serpente di vedere e di respirare mentre il corpo è immerso nell'acqua. Il corpo è relativamente tarchiato se confrontato con boa o pitoni di analoghe dimensioni ed estremamente muscoloso. Il serpente è interamente ricoperto di squame, tranne nella zona della colaca. Caratteristica peculiare delle anaconde e di tutti gli altri grandi serpenti costrittori, è la presenza nello scheletro del bacino al quale sono collegati minuscoli arti posteriori vestiginali visibili anche esternamente e chiamati speroni.
L'anaconda vive in un'area che comprende buona parte delle regioni tropicali ed equatoriali del Sud America a est della cordigliera delle Ande, in particolar modo nei bacini del Rio delle Amazzoni e del fiume Orionico.
Il suo habitat naturale sono paludi, stagni, corsi d'acqua lenti, e fiumi, è un animale principalmente notturno, che spende la maggior parte della sua vita in acqua. La sua mole infatti la rende impacciata e lenta nei movimenti sulla terraferma, ma è veloce e agile in acqua.
Presenta caratteristiche morfologiche che lo rendono adatto alla vita acquatica, tanto che è addirittura in grado di alimentarsi nell'acqua. Si nutre principalmente di pesci, uccelli, alcune specie di mammiferi ed altri rettili. Anaconda molto grosse predano tapiri, cervi, caimani e capibara, anche se non regolarmente.
L'enorme forza muscolare gli permette di cacciare animali di grandi dimensioni, che vengono catturati quando si avvicinano all'acqua per abbeverarsi. L'anaconda, nascosta sott'acqua e tra la vegetazione galleggiante, esce con lo scatto di una molla e in pochi secondi stringe il corpo della vittima, il serpente trascina la sua preda sott' acqua e l'avvolge nelle sue spire, a quel punto la preda non ha più possibilità di fuggire e muore per soffocamento e per affogamento. Alcune leggende popolari narrano di vittime umane cadute in trappola di questo mastodontico esemplare, sebbene non ci sia alcuna prova a riguardo.



 







venerdì 8 aprile 2011

PITONI & BOA

PITONE REALE

Il pitone reale (Python regius), detto anche pitone palla per la caratteristica forma che assume se disturbato o intimorito nascondendo la testa tra le spire, è un serpente della famiglia dei Pitonidi, originario dell' Africa occidentale.
È un rettile dalle modeste dimensioni che supera difficilmente i 150 cm di lunghezza.
Possiede un colorito brunastro con macchie e striature nere che gli donano una livrea particolarmente piacevole alla vista, inoltre ha una testa dalla peculiare forma detta a cuore che lo contraddistingue rispetto altri boidi.
Ha un corpo leggermente tozzo e massiccio e la testa ben distinta da quest’ultimo grazie al collo sottile. Come molti pitoni presenta gli speroni pericloacali, le fossette termorecettrici e gli occhi a pupilla verticale tipici degli animali notturni.
La sua livrea presenta uno sfondo che varia dal nocciola chiaro al marrone scuro ed un pattern nero che attraversa il dorso del serpente e scende lungo i fianchi con delle bande di spessore variabile. La testa è scura e bordata da due linee gialle, il ventre è invece di colore bianco con numerose macchie nere concentrate sui lati. L’occhio è nero o marrone scuro.
È un ofide molto longevo che vive in condizioni ottimali anche 20/30 anni. Raggiunge la maturità per l'accoppiamento intorno a 1 anno e mezzo per i maschi e 2 anni e mezzo per le femmine, è oviparo, la femmina depone in media da 1 a 13 uova covandole per 50/60 giorni fino alla schiusa.
Essendo un animale prettamente terricolo e notturno, trascorre le sue giornate nascosto in tane sotterranee, attivandosi al crepuscolo per uscire o cacciare le sue prede.Si nutre di piccoli roditori e mammiferi che uccide per costrizione.
 
 

 











BOA CONSTRICTOR

Il Boa constrictor, è un serpente appartenente alla famiglia dei Boidi, molto temuto poiché capace di uccidere anche grandi prede avvolgendole e soffocandole nelle sue spire. L'origine del nome lo si deve al termine latino bova (biscia d'acqua).
Diffuso nell'America centrale, nel Sud Amarica tropicale tropicale si ritrova in quasi tutti gli habitat possibili di quelle zone: arborei, sotterranei e acquatici.
I maschi vengono attirati dall'odore delle femmine, diversamente da molte specie simili i boa non depongono uova, ma partoriscono cuccioli. (ovovivipari)

 














PITONE RETICOLATO

Il pitone reticolato,(Broghammerus reticulatus, ex Python reticulatus) è un grande serpente asiatico.
Questo pitone è uno dei serpenti più lunghi del mondo, è una specie gigantesca, arriva a pesare fino ai 150 kg, e ha una lunghezza dai 6 ai 10 metri, anche se sono stati trovati resti di animali che superavano questa misura. Ha il corpo grigio o verdastro con un disegno reticulato (da cui prende il nome) nero, giallo o dorato, ed è ben fornito di fosse labiali termosensibili. È un abile nuotatore, ma passa più tempo a terra che in acqua (al contrario della sua controparte sudamericana, l'anaconda), allontanandosi di rado dalla sua tana.
Il pitone reticolato vive in zone umide come le foreste pluviali o boschi e lo si può trovare in laghetti poco profondi o pozzanghere nelle foreste.
Il pitone reticolato si nutre di una grande varietà di prede, che spaziano dal topo all' antilope, passando per uccelli, sauri, serpeni, rane, grossi pesci e perfino coccodrilli.
Slanciato e potente è un grande predatore, anche di uomini, infatti son accertati alcuni casi di uomini uccisi e divorati da questo costrittore.
La femmina depone 30-50 uova che incuba in alberi cavi o camere sotterranee.
Può anche raggiungere i 30 anni di età. 


PITONE MOLURO
Appartiene alla famiflia Boidae, è diffuso in Pakistan, India, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka, Burma, Laos, Vietnam, Thailand, W-Malaysia Cambodia, S-China (S-Yunnan est Fujian, incl. Hainan e Hong Kong; Sichuan), Indonesia (Borneo, Sulawesi, Java, Sumbawa).
E' diffuso in ambienti eterogenei, come acquitrini, risaie, rive fluviali, foreste umide, radure e zone coltivate.
Si tratta di un ofide tendenzialmente crepuscolare e notturno. Durante il giorno in genere rimane acciambellato nei cespugli o tra i rami bassi degli alberi,in terrario generalmente sta in tale posizione vicino al proprio rifugio da noi costruito. Col calare delle ore di luce, e quindi al calare della notte si sposta alla ricerca delle prede, che individua grazie all'organo di Jacobson e alle fossette termorecettrici.L'attacco del nostro amico è fulmineo e per la maggior parte delle volte non manca mai la preda, afferrata, la stritolano, quindi la soffocano e una volta uccisa la ingoiano.
Il Python molurus bivittatus è uno dei serpenti più grandi al mondo (insieme al Pitone reticolato, all'Anaconda verde, al Pitone di Seba e alla Morelia ametista). Infatti il nostro amico raggiunge dimensioni abbastanza grandi, le femmine posso arrivare anche a superare i 5 metri,invece i maschi rimangono leggermente piu piccoli e superano raramente i 5 metri.
Il piu grande serpente detenuto in cattività (rettilario "Serpent Safari", situato nell' Illinois "USA")
è un Python molurus bivittatus,pesa circa 182kg,ed è lungo grossomodo circa 8mt,ovviamente si parla di un esemplare raro per le dimensione che ha raggiunto,e ironicamente è stato soprannominato Baby.

























martedì 5 aprile 2011

IL VELENO DI SERPENTE

Il veleno di serpente può essere considerato una forma di saliva altamente modificata prodotta da alcune famiglie di serpenti. E' prodotta da una ghiandola che corrisponde a quella che negli altri vertebrati è la ghiandola parotide. Queste ghiandole velenifere sono presenti su ciascun lato della testa nella regione sottostante o retrostante all'occhio o comprese nella regione tra l'occhio, le narici e il palato.



Il veleno di serpente è essenzialmente un mezzo di sopravvivenza per l'animale, con cui questo può paralizzare la preda e neutralizzare la sua resistenza. Molte specie di serpenti si cibano infatti di vertebrati più attivi e più forti di loro, che essi non potrebbero trattenere o uccidere con azione puramente meccanica.




Il veleno di serpente non è una sostanza semplice bensì una associazione complessa di molte tossine diverse, con funzioni e quantità variabili. Si tratta enzimi che possono essere grandi molecole composte di molte decine di peptidi. In alcuni casi l'azione tossica sul metabolismo è la conseguenza dell'unione sinergica di più sostanze. I serpenti velenosi sono anche dotati di un apparato apposito per l'iniezione e la diffusione della sostanza nel corpo della vittima, in particolare i denti del veleno che possono essere cavi e dotati di canali interni o incisi esternamente. I viperidi sono, tra tutte le famiglie di serpenti, quelli dotati del sistema velenifero più evoluto.
Vi sono due principali gruppi di serpenti velenosi – o meglio considerati velenosi in modo significativo per l'uomo – ovvero: i colubridi proteroglifi (includono gli Elapidi come Cobra, Serpente corallo) e le vipere (soleoglifi o viperidi, includono Vipere e Crotali).
Queste due famiglie producono due tipologie di veleno ad azione generalmente diversa. Il veleno dei colubridi proteroglifi come il cobra ha effetto prevalentemente neurotossico, ad azione rapida, blocca le trasmissioni nervose e soprattutto le funzioni respiratorie della vittima. Il veleno dei viperidi invece ha effetti maggiormente emotossici (specialmente anti-coagulanti) ed ha azione più lenta e prolungata. Ci sono a dire il vero anche altri due gruppi di serpenti velenosi (così che le tipologie sono complessivamente quattro) e cioè: i serpenti aglifi (quelli dall'apparato velenifero più primitivo, con denti non scanalati) e i colubridi opistoglifi. Queste due sottofamiglie di rettili hanno tutti denti veleniferi collocati in posizione non frontale, bensì arretrata nella mandibola, hanno piccole dimensioni e di solito non sono tra quelli considerati "velenosi" per l'uomo. In realtà non è corretta una distinzione netta tra specie velenose e non, il veleno degli opistiglifi infatti è tendenzialmente identico a quello degli altri colubridi e non è sempre possibile stabilire un confine preciso nella pericolosità delle specie. E' da considerare che i veleni dei serpenti sono tossici sul metabolismo solo se iniettati direttamente nel sistema circolatorio, non se ingeriti, non si tratta perciò di sostanze nocive in senso assoluto.
Il veleno dei serpenti si presenta come una miscela di differenti zootossine e di enzimi ad azione specifica. Alcuni di questi enzimi non sono sempre tossici in sè, ma agiscono sulla permeabilità cellulare nei confronti di altre sostanze rendendo i tessuti della vittima più vulnerabili alle altre sostanze iniettate.
Le tossine contenute sono di diverse famiglie chimiche:
  • Fosfodiesterasi: intervengono sul sistema circolatorio della vittima abbassando drammaticamente la pressione sanguigna, favoriscono così il collasso cardiocircolatorio.
  • Agenti di blocco della colinesterasi: queste sostenze chimiche sono quelle propriamente neurotossiche. Sono enzimi contenuti in gran quantità soprattutto nel veleno di cobra e mamba, inibiscono l'enzima colinesterasi provocando paralisi dei movimenti ed eventualmente blocco respiratorio. Vi sono due tipi di azione neurochimica, dall'effetto analogo: le tossine prodotte dai cobra sono enzimi che si legano direttamente alla molecola di colinesterasi, i cosiddetti recettori nicotinici. Il veleno dei mamba invece contiene una tossina che produce la sua azione colinergica occupando i canali presenti nelle molecole di alcune membrane di motoneuroni specifici, canali microscopici che permettono il passaggio di ioni, producendo così una depolarizzazione delle cellule neuronali (questa azione è maggiormente cardiotossica). L'effetto è sempre quello di rendere inefficace la colinesterasi, con la neutralizzazione diretta della molecola o con il blocco delle sue destinazioni. L'effetto di tutte queste sostanze sull'uomo può essere simile a quello di alte dosi nicotina o curaro, o anche gas nervini come il VX e il Sarin. Il veleno dei viperidi contiene invece agenti neurotossici più mirati alle specie predate, che sull'uomo hanno effetti molto minori. I viperidi compensano la minore tossicità con un migliore apparato velenifero ed un bilancio maggiore di sostanze che inducono shock sistemico e collasso sui piccoli vertebrati.
  • Ialuronidasi: enzima che modifica la permeabilità tissutale ad altri enzimi.
  • Ammino ossidasi e Proteasi: sono una famiglia di enzimi polipeptidici ad azione più lenta la cui funzione sembra essere prevalentemente digestiva, e agiscono anche per la loro associazione con le sostanze neurotissiche. Tra questi vi sono le fosfolipasi. Reagiscono con altri enzimi e sono citotossici ed emotossici. Nella maggior parte dei casi possono costituire il pericolo maggiore perché danneggiano irreversibilmente i tessuti e il sistema di capillari.
  • Enzima ATP-bloccante: neutralizza le molecole di ATP (Adenosintrifosfato) presenti nel corpo della vittima facendo mancare l'apporto energetico vitale.

SERPENTI VELENOSI!!!!

BLACK MAMBA
Il mamba nero, è considerato uno dei rettili più velenosi e pericolosi del mondo, è un ofide che raggiunge anche i 4 m di lunghezza, una dimensione considerevole per un serpente velenoso. Diffuso in Africa, è il più veloce di tutti i serpenti, essendo capace di spostarsi a 11 kilometri all ora.
Il veleno del mamba nero è formato principalmente da neurotossine.
Un morso solitamente inietta 120 mg di veleno.
lI mamba nero viene comunemente chiamato "sette passi", poiché l'estrema efficacia del suo veleno, assolutamente letale, non permetterebbe ad un uomo, dopo il morso, di percorrere più di sette passi. Senza cure adeguate, il tasso di letalità di un suo morso è del 100%. Questo letale veleno, come quello di tutti gli appartenenti alla famiglia degli elapidi (cobra, krait, serpenti marini, ecc.) è neurotossico, ossia attacca il sistema nervoso, provocando la paralisi degli organi vitali, che nel caso del mamba nero avviene in 20 minuti, anche 15 per una persona cagionevole o di tenera età, tempo straordinariamente breve che, senza adeguate cure, non lascia scampo alla vittima.





VIPERA DELLA MORTE
Nome comune: Death adder
Nome scientifico: Acanthophis antarcticus (ovvero "serpente spinoso antartico"; la spina in questione fa riferimento alla particolare terminazione della coda)
Classificazione: Vertebrato rettile, famiglia elapidi
Distribuzione e habitat: Abita nel Sud dell Australia e sulla costa dell Est, inclusa buona parte del Queensland fino ai Territori del Nord. In Nuova Guinea lo possiamo trovare nella giungla monsonica, nella foresta pluviale, nelle praterie e nelle valli di quota. Lunga circa 80 centimetri, predilige le zone sabbiose ed ha movimenti pigri ed abitudini prevalentemente notturne.




COBRA REALE
Il cobra reale è un serpente di grandi dimensioni e dal veleno molto potente (un solo morso può uccidere un elefante indiano adulto), diffuso nel nord dell'India, nel sud della Cina, in Malesia, nelle Filippine e in buona parte del Sud-est asiatico, comprese alcune isole, che può vivere anche ad altitudini superiori ai 2000 m.
Di solito sono lunghi 3 m, ma esistono esemplari che raggiungono i 5,6 m.
Questo serpente vive in media 20 anni, abitualmente nelle foreste tropicali e in prossimità di corsi d'acqua e in zone umide, dal momento che è un esperto nuotatore.
Anche se in genere cerca di evitare il confronto, quando il cobra reale si sente minacciato e vuole allontanare i possibili predatori dal territorio, inizia a sibilare rumorosamente, solleva la parte anteriore del corpo ed estende le nervature del collo in modo da assumere un aspetto minaccioso. Con la testa sollevata di oltre un metro da terra, è in grado di inseguire l'intruso a una certa velocità e per tratti piuttosto lunghi in modo da allontanarlo dalle vicinanze della nidiata.
Questo grande serpente, a differenza della maggior parte dei suoi simili che è attiva prevalentemente nelle ore crepuscolari e notturne, è tipicamente diurno.



SERPENTE CORALLO
Di dimensioni relativamente ridotte, che non superano i 120 cm di lunghezza, il serpente corallo è diffuso tra le regioni sudorientali degli Stati Uniti e il nord-est del Messico.
Predilige le zone boscose relativamente asciutte e pietrose, sebbene se ne incontrino esemplari anche in prossimità di zone umide o paludose.
A differenza di molte altre specie di ofidi, il serpente corallo comune presenta una colorazione molto vistosa, nella quale spiccano i colori giallo, rosso e nero distribuiti in anelli di spessore variabile lungo tutto il corpo, dalla testa fino all'estremità della coda. La sequenza cromatica è molto importante per il riconoscimento della specie, in quanto esistono altri serpenti non velenosi, che imitano i colori del serpente corallo come strategia difensiva.
Nonostante le sue dimensioni, è un grande predatore, attivo soprattutto di giorno. Tra le sue prede preferite si annoverano altri serpenti, compresi quelli della propria specie. Il serpente corallo comune uccide le vittime inoculando il proprio potente veleno, dall'effetto neurotossico, tramite gli affilati denti anteriori. La morte sopraggiunge nel giro di pochi minuti a causa di un blocco neuromuscolare.


SERPENTE A SONAGLI
Il crotalus scutulatus è un serpente a sonagli velenoso della famiglia dei viperidae che vive nel deserto del sud-ovest degli Stati Uniti e il Messico centrale. È forse meglio conosciuto come serpenti a sonagli per il suo potente veleno. Il serpente a sonagli ha una media di crescita inferiore ai 100 cm di lunghezza, con un massimo di 137,3 cm. Il colore varia da sfumature di marrone al verde pallido a seconda dei luoghi dove vive. Anche se hanno la reputazione di essere aggressivi nei confronti delle persone, i serpenti a sonagli tendono a difendersi vigorosamente quando sono disturbati. I veleni dei serpenti a sonagli sono complessi cocktail di enzimi ed altre proteine che variano notevolmente nella composizione e negli effetti, non solo tra le specie, ma anche tra le popolazioni geografiche all'interno della stessa specie. Il crotalus scutulatus è ampiamente considerato come il produttore di uno dei più tossici veleni tra i serpenti del Nuovo Mondo, sulla base di studi in laboratorio con i topi. Il loro potente veleno è il risultato di una neurotossina presinaptica composta da due distinte subunità di peptidi, è mediamente tossica e apparentemente piuttosto comune nei serpenti a sonagli del Nord America. Avvelenamenti significativi (come con tutti i morsi di serpente, la quantità di veleno iniettato è estremamente variabile e imprevedibile) sono in grado di produrre alterazioni della visione e difficoltà a deglutire e parlare.


TAIPAN
I taipan (nome latino: Oxyurunus) sono grandi e veloci serpenti australiani, con una crescita di oltre 3 metri di lunghezza, estremamente velenosi, uno dei quali, l' inland taipan è la specie di serpente con il veleno piu tossico al mondo, è approssimativamente 7 volte più velenoso di un serpente a sonagli e 50 volte più velenoso di un cobra comune. Con un solo morso è in grado di uccidere 100 persone o 2 elefanti maschi, fortunatamente il Taipan presenta un carattere timido e schivo, e anziché aggredire l'uomo preferisce fuggire o nascondersi.
È probabile che il veleno di un singolo morso del taipan dell'entroterra sia potente abbastanza per uccidere circa 250.000 topi, o l'equivalente di 100 uomini. Questa specie generalmente vive in aree non densamente abitate. Come molti serpenti, i taipan dell'entroterra sono generalmente timidi e di solito non mordono a meno che si sentano minacciati o siano nel periodo riproduttivo, quando possono diventare molto aggressivi. Nessuna fatalità è stata attribuita a questa specie, e tutti i morsi noti sono stati relativi a persone che li tenevano in prigionia o che li cercavano attivamente all'aperto.